SOS Capricci

IL CAPRICCIO E’ UN GRIDO D’AIUTO!

Il capriccio avviene all’interno di un contesto relazionale in cui sono presenti un bambino ed un adulto che si prende cura di lui, definito CAREGIVER (il genitore, l’insegnante, i nonni ecc.).

Attraverso il capriccio, apparentemente un’espressione senza senso, il bambino esprime un bisogno sottostante.

Difatti si manifesta su due piani, uno esplicito ed uno implicito. Attraverso il primo, il bambino ripete un’azione sciocca e banale (ad es. la richiesta incessante di ottenere un oggetto) che genera angoscia e rabbia nel genitore. Questa modalità, attraverso la quale il bambino vi sta facendo una richiesta, solitamente prende la forma seguente: VINCO IO o VINCI TU. E’ così che viene letta generalmente dal genitore, “se cedo al capriccio è il bambino a vincere ed io genitore perdo”, IO PERDO TU VINCI, oppure “se non cedo, e non cederò, sarò io a vincere” IO VINCO E TU PERDI. In realtà, se vi fermate a pensarci, non vi sentirete probabilmente soddisfatti in entrambe le risoluzioni che alla fine adotterete e più avanti ne approfondiremo il motivo e vedremo qual’è la posizione più corretta da assumere perchè farà stare meglio voi ed il bambino.

Sul piano implicito invece si articola il reale bisogno del bambino, che peró viene espresso attraverso il piano esplicito, ovvero attraverso la richiesta apparentemente insensata. Il bambino in realtà sta inviando una serie di indizi all’adulto cercando di far cogliere la necessità che il suo bisogno venga soddisfatto ma senza spesso riuscire nel suo intento. Il bambino spesso fallisce a causa  del suo modo di esprimere il bisogno ovvero attraverso modalità irritanti e rabbiose.

Se il genitore si ferma esclusivamente al piano esplicito ed è alla richiesta concreta che risponde, il bisogno reale del bambino non sarà soddisfatto e proprio per questo il capriccio non cesserà di esistere. Ma se cerchiamo di metterci in una posizione di ascolto empatico forse riusciremo a comprendere cosa veramente nasconde quella apparentemente sciocca richiesta e riuscendo a soddisfare il bisogno profondo del bambino il capriccio non sussiste più perchè la reale necessità è stata soddisfatta. E’ in quest’ultima modalità relazionale che entrambi i partecipanti alla relazione saranno nella posizione VINCO IO e VINCI TU, entrambi percepiranno la loro efficacia!

PILLOLE DI PSICOLOGIA

Probabilmente alcuni di voi si saranno chiesti cosa significa ASCOLTARE EMPATICAMENTE!

L’empatia è la capacità di comprendere ciò che l’altro sta provando, in termini di emozioni e sentimenti, o di mettersi nei suoi panni “come se” fossimo l’altro. L’ascolto empatico consiste proprio nell’ascoltare l’altro chiedendoci come noi ci sentiremmo in quella stessa situazione o comunque cercando di cogliere cosa sta sentendo e sta provando a comunicarci in quel dato momento.

FACCIAMO DEGLI ESEMPI

E’ da poco arrivato un fratellino o una sorellina e vostro figlio (il primogenito) sembra essere ancora più capriccioso del solito, questo vi rende sfiniti e quindi a volte, anche per stanchezza o nel tentativo di far cessare il capriccio, cedete alle sue richieste. Questo vi fa cadere nella modalità IO PERDO e TU VINCI ed è spesso in questi casi che definirete il vostro bambino VIZIATO perchè è lui che non si accontenta mai e voi siete costretti a “dargliela vinta”. Se ascoltate il vostro cuore potete sentire che in realtà non  siete soddisfatti nessuno dei due (il bambino sicuramente ve lo esprimerà cambiando l’oggetto del capriccio e cominciando nuovamente con le sue richieste). Difatti, le richieste sicuramente non cesseranno, se non sul momento, e tenderanno addirittura ad aumentare. Questo accade, come abbiamo detto prima, proprio perchè il bambino, che voi credete di aver fatto vincere, ha soddisfatto il suo reale bisogno (ovvero quello di dare voce alla sua paura ed alla sua gelosia).

Cominciamo a pensare che un bambino fino ad una certa età non sarà in grado di dirvi “sono geloso e arrabbiato perchè sento che mi stanno portando via l’amore di mamma e papà”!

Ma se proviamo a metterci in ascolto empatico e proviamo a pensare a come noi ci sentiremmo se nel nostro nucleo familiare, nel quale fino a quel momento eravamo gli unici a ricevere tutto l’amore disponibile, arrivasse improvvisamente uno sconosciuto che attira tutte le attenzioni dei miei genitori e che proprio per il suo essere ancora più piccolo ha bisogno di moltissime cure, forse possiamo sentire che la gelosia che nostro figlio sta provando non è del tutto insensata.

E se provassimo a comunicare semplicemente questo al nostro bambino? Quello che potremmo dirgli sarebbe: “Capisco che per te è un momento molto difficile e che puoi avere paura che la mamma ed il papà non ti vorranno più bene come prima perchè ora è arrivato il fratellino ma non è così, noi ti amiamo sempre tantissimo!”

NON PENSATE CHE VOSTRO FIGLIO NON VI CAPISCA!

Il bambino anche molto piccolo, seppure non in grado di comprendere il significato delle parole che usate, percepisce la tonalità emotiva con cui gli comunicate le cose ed una modalità calda, rassicurante ed accentante placherà in ogni caso la sua paura.

Riflettendo, come se fossimo degli specchi, al nostro bambino quello che sta provando in quel momento non solo lo faremo sentire compreso ma anche meno spaventato, sia da quello che sta provando perchè è un sentimento che viene accettato e non rifiutato sia perchè sentirà la nostra vicinanza ed il nostro amore.

Se invece il capriccio emerge sotto forma di lamentela fisica (ad es: mal di testa, mal di pancia ecc.) durante, ad esempio, i momenti in cui al bambino viene richiesto di studiare dobbiamo cercare di comprendere se si tratta di stanchezza, in questo caso gli rimanderemo proprio questo, dicendo: “Capisco che ti senti stanco ma dobbiamo continuare a studiare”, se invece riteniamo che il bambino sia effettivamente sovraccarico potremmo accettare la sua richiesta o facendogli fare una pausa o decidendo di non fargli terminare il lavoro. Queste risposte possono derivare anche da un problema più importante come quello legato ad eventuali difficoltà nella lettura, nella comprensione, nel calcolo ecc. che devono essere accettate ed il comportamento del bambino visto come un segnale di allarme che non va assolutamente sottovalutato.

Come potete vedere dietro ad ogni capriccio possono esserci numerosi elementi che lo scatenano, questi sono soggettivi, ovvero variano in relazione alla diversità dei bisogni propri di ogni bambino e contestuali quindi legati alle specifiche situzioni che ogni bambino si trova a vivere in quel momento specifico (inserimento a scuola, nascita dei fratelli, maggiore contatto con i coetanei, separazione dei genitori ecc.).

Vostro figlio, in questo caso di un’età maggiore, comincia a fare i capricci perché ad esempio vuole avere maggiori libertà come un suo compagno di scuola. In questo caso potrebbe esserci un bisogno di maggiore autonomia e fiducia o la necessità di non sentirsi esclusi da un gruppo (quindi il bisogno di accettazione). Ricordatevi che le regole devono essere sempre spiegate e quindi potrete per esempio, parlando con vostro figlio, individuare la reale necessità sottostante, dargli un nome e spiegare perché non siete d’accordo nel concedere le stesse libertà che qualcun altro invece può avere. Le regole devono avere la funzione di contenimento e protezione verso il bambino o il ragazzo e non devono contenere un messaggio che svaluta la sua persona come ad esempio “non sei sufficientemente degno di fiducia”. Al contrario potremmo metterci in gioco noi per primi spiegando che possiamo provare paura o timore ed è per questo che limitiamo le loro esigenze ma, ascoltate e riconoscete i loro bisogni di autonomia, fiducia e valutazione positiva!

Infine, vostro figlio si trova “costretto” a fare uno sport come ad esempio il nuoto (situzione molto frequente perché ci viene detto che gli fa bene)  o uno sport non scelto da lui ma da voi. Ad un certo punto il bambino comincia a dirvi che sta male, che non vuole andarci o che ha paura che gli accada qualcosa (nel caso della piscina di annegare). Se ci rendiamo conto che queste manifestazioni derivano dal fatto che quello sport non gli piace, assecondiamolo, accettiamolo come persona diversa da noi con gusti e tendenze uniche. Fermiamoci a parlare con lui, più la persona o il bambino si sente ascoltata e più facilmente si aprirà a voi confidandovi il reale problema.

“Beato chi può dire a se stesso: io ho asciugato una lacrima.” (Cit. Giuseppe Giusti)

Tratto dall’incontro formativo “Sos capricci” del Dott. Mario Meringolo