“Cinque anni di terapia meritavano le parole giuste”. Mi sono continuato a ripetere questo negli ultimi giorni. Scrivevo e cancellavo. Scrivevo di nuovo e ancora una volta cancellavo. Alla fine però ho scelto per essere il più spontaneo possibile e buttare giù, di getto, quello che è stato per me questo percorso. Consapevolezza, sicuramente partirei da questo punto.
Negli ultimi cinque anni con Irene abbiamo analizzato, per non dire sbattuto la testa così tante volte, su tutti i miei schemi di difesa. Maschera su maschere per celare me stesso al mondo, troppo chiuso in un senso di vergogna per il mio lato idealista, romantico, per alcuni addirittura sentimentale. Mi ero costruito un ruolo che da togliere dal palco non era facile. Soprattutto mi era riuscito molto semplice da interpretare perché scrivo per mestiere e delineare personaggi possiamo dire sia il mio quotidiano.
Ma non è neanche la consapevolezza il vero punto d’arrivo. In parte quella c’era già prima. Credo che il punto focale, quello che realmente mi ha cambiato o quantomeno, ha dato il via al cambiamento, è stato essere onesto con me stesso.
L’onestà come perno fondamentale. E quella verso noi stessi è sicuramente la più importante. Su cosa si vuole, su come chiederlo, su sapere quali sono i propri confini.
Talvolta avere anche il coraggio di superarli, mettersi in gioco.
Ero il Mago di Oz della mia vita in un certo senso. Tutto sotto controllo, nascosto in quel ruolo che negli anni era diventato troppo stretto. E per cosa? Semplice paura.
Ma a un certo punto non rimane altro che una scelta, apparentemente binaria. Rimani soggiogato da questo senso di inadeguatezza o alzi la testa e ci provi. Tanto ti fai male comunque, in un modo o nell’altro.
Così possiamo dire che da dittatore di me stesso, sono riuscito a essere più morbido, più genuino, scegliendo di seguire il flusso di quello che sarà la mia vita. Come mi piace definirmi ultimamente, e Irene questo lo sa bene, una sorta di pirata delle emozioni che proverò. E devo dire che questo nuovo stile di vita è estremamente stimolante e al tempo stesso, rilassante.
Sì, togliere la maschera e guardarsi può far paura, ma diamine… se invece di chiudere gli occhi spaventati prendiamo un respiro e aspettiamo, capiremo che si sopravvive.
Almeno, questo è stato il senso del mio viaggio fino a questo punto. E non posso che dire grazie a Irene per avermi aiutato a salpare dal mio fortino.