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CHEROFOBIA – LA PAURA DI ESSERE FELICI

A cura della Dott.ssa Irene Agostini

Chi di voi sta seguendo X FACTOR sa che la canzone di Martina Attili “Cherofobia” ha letteralmente spopolato. È quella che fa così “…Questa è la mia cherofobia, no non è negatività, questa è la mia cherofobia, fa paura la felicità…”

La cherofobia non è esattamente ciò di cui parla lei se andiamo a leggere attentamente il testo della canzone,  ma parla di un vissuto estremamente comune: LA PAURA DI ESSERE FELICI.

La felicità non è ovviamente uno stato raggiungibile e mantenibile, esistono dei momenti felici. Il godersi la vita ed il vivere sfruttando appieno le nostre energie vitali si avvicina di più a ciò di cui vi sto parlando. Chi non ha avuto un’infanzia serena, chi ha vissuto lunghi periodi di stress o chi ha ricevuto come insegnamento che le relazioni ed il mondo in generale sono pericolosi, tende a vivere questa difficoltà.

Seppur pagando un prezzo altissimo, il malessere, il dolore, la concentrazione sulle cose che non vanno è un vissuto più conosciuto e paradossalmente meno spaventoso! PER QUESTO SIAMO PREPARATI!

Godere significa lasciar andare il controllo e godersi il viaggio significa accettare di correre dei rischi senza farsi trovare preparati.

Accettare l’imprevedibilità della vita, che comunque continuerà a non essere prevedibile e controllabile nonostante i nostri sforzi, significa godersi il viaggio.

C. in terapia mi dice “Quando sono rilassata mi ricordo che devo preoccuparmi per qualcosa”.

G., quando gli chiedo cosa si porta via di buono per sé alla fine della seduta, mi dice una serie di cose importanti per lui che ha sentito e poi aggiunge “Una parte di me già sta pensando a tutto ciò che invece ancora non funziona”.

Entrambi hanno vissuti difficili, hanno avuto infanzie difficili. C. ha avuto una madre intrusiva, ipercritica e fredda; un padre assente a cui si ribella e con cui entra in contatto disconfermando il suo ruolo. G. ha avuto una mamma così ansiosa da dirgli continuamente di non essere autentico e vero perché chissà cosa gli altri avrebbero pensato di lui ed un padre depresso e ansioso che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto.

Quando vivi da sempre in guardia, in attesa del pericolo e dell’attacco, goderti la vita diventa un’impresa davvero difficile,

E’ COME SE LA PAURA, LA PREOCCUPAZIONE ED A VOLTE IL TERRORE DIVENISSERO IL VELENO CHE INTOSSICA LE NOSTRE ESISTENZE.

E tu che cosa ne pensi? Vivi una situazione similare? Hai dei vissuti in comune con quelli appena descritti?

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NON SONO MAI ABBASTANZA, l’inferno del perfezionismo

A cura della Dott.ssa Irene Agostini

Se sei qui intento a leggere questo articolo è perché probabilmente sai cosa significa essere un o una perfezionista. Sai cosa significa chiedere a te stesso talmente tanto da sentire che quello che fai non è mai abbastanza. Basta poco, un neo lo chiamo io, per far sì che tutti gli sforzi che hai fatto siano dimenticati! L’angoscia e la tristezza ti assalgono perché è evidente che se non hai raggiunto quel traguardo allora non sei “abbastanza bravo”, “abbastanza bello”, “abbastanza efficace” ecc…

La tua vita è probabilmente piena di “devo” anziché di “voglio” e potresti non sapere neanche più ciò che realmente desideri per te perché da troppo tempo cerchi di raggiungere ciò che credi di dover essere.

E allora ricordati di respirare quando sale l’angoscia, ridimensiona l’errore “E’ SOLO UN ERRORE, NON SEI UN FALLIMENTO TOTALE!”

Da quando ho imparato ad accettarmi nella mia possibilità di fallire, la mia vita è cambiata e non è stato un lavoro facile, nemmeno per me!

ORIGINI DEL PERFEZIONISMO

Il perfezionismo spesso nasce nell’infanzia. E’ possibile che i perfezionisti siano figli di genitori insicuri che investono emotivamente i bambini delle loro grandi aspettative, con il desiderio che i figli realizzino quello che loro non sono stati in grado di ottenere. Essi hanno preteso sempre di più e sono sempre stati molto critici in qualsiasi ambito, dalle performance scolastiche allo sport, dall’imparare a suonare uno strumento al modo di vestire. Inoltre questi genitori faticano ad accettare i limiti e i difetti dei figli. I figli di genitori con a loro volta una bassa autostima si trovano dunque a dover barattare l’accettazione e l’affetto dei genitori con le loro prestazioni. Sentono che per avere l’attenzione dei genitori devono essere perfetti. I genitori vedono i figli come un’estensione di loro stessi e cercano in loro delle soddisfazioni esterne. I bambini, di conseguenza, rispondono a questo con uno sforzo grandissimo per raggiungere i successi che i genitori richiedono loro. (Luca Mazzucchelli)

Anche Carl Rogers, psicologo statunitense, sosteneva che nel momento in cui si struttura la percezione delle relazioni, nel bambino emerge l’importanza che egli attribuisce a quella delle figure di accudimento che si manifesta attraverso il bisogno di essere amato, accudito e protetto, è una relazione in cui l’essere accettato è una questione di vita o di morte. In quest’ottica diviene chiaro come il bambino sia disposto a rinunciare a delle parti di sé per non perdere l’amore genitoriale. Rogers definì questo bisogno, “considerazione positiva” ed è talmente forte che, quando il bambino percepisce una discrepanza tra il suo giudizio e quello dei genitori, introietta i valori esterni rinunciando ai suoi e a quella che l’autore definisce la sua “saggezza organismica”.

NESSUNO E’ PERFETTO

E quindi non lo sarai mai nemmeno tu, smettila di farti del male!

  • Spendete almeno un minuto al giorno dandovi dei riconoscimenti per delle cose anche piccole che però avete fatto (potete anche trascriverle)
  • Ogni volta che emerge la parola “devo” nella vostra mente chiedetevi se ne avete davvero voglia o quella richiesta ha a che fare con il raggiungimento di uno standard
  • Respirate!
  • Se avete compiuto un errore ricordatevi che non siete perfetti ma che potete accettare la vostra imperfezione
  • Un errore è solo UN ERRORE non siete dei completi fallimenti
  • Ricordatevi che riconoscere gli errori, accettandoli, vi aiuterà a migliorarvi.
  • Ditevi: “Oggi ho fatto questo errore, proverò ad aggiustare il tiro la prossima volta”

IL PERFEZIONISMO E’ ALLA BASE DI MOLTISSIMI DISTURBI:

Nei disturbi del comportamento alimentare è presente sia nell’anoressia, nella bulimia che nel binge seppur in gradi e forme diverse;

Nei disturbi d’ansia, vediamo l’ansia da prestazione, le fobie, i rituali del disturbo ossessivo compulsivo;

Nelle dipendenza in cui l’oggetto tossico come la sostanza o l’alcol diventa il mezzo per punirsi o per alleviare l’insopportabile senso di inadeguatezza, vergogna e fallimento;

Nella depressione, quando chiediamo a noi stessi di essere quei bambini così buoni e perfetti (che non possono arrabbiarsi mai con gli altri per non perdere la loro accettazione o il loro amore) tutta la rabbia SANA che sentiamo la ritorciamo contro noi stessi.

Questi sono solo alcuni egli esempi che mi sento di riportarvi oggi ma, se accendeste un lumicino dentro di voi vedreste che quanto ho detto finora ci rispecchia un po’ tutti; E SE SENTI CHE QUESTO ASPETTO DI TE TI RENDE LE COSE DAVVERO DIFFICILI ALLORA NON ESITARE A CONTATTARMI, INSIEME POSSIAMO LAVORARCI!

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DEPRESSIONE-Approccio centrato sulla persona “Il caso di G:”

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