
“Quando arrivo a casa ceno, magari mangio anche un piatto abbondante di pasta per cui non ho bisogno di mangiare altro, ma poi apro il frigorifero e comincio a mangiare di tutto, a volte mi alzo anche di notte e seppure sono sola a casa, mi nascondo sotto alle coperte e continuo a mangiare. La mattina dopo, quando mi ricordo tutto quello che ho mangiato, mi vergogno e mi sento profondamente in colpa.” (Il caso di M.)
A tutti sarà capitato di cedere ad un pacco di patatine davanti ad un film, ad una mezza teglia di lasagne o di tiramisù (a seconda dei gusti), ad un mezzo chilo di pop corn misto a caramelle gommose quando si va al cinema senza che niente di tutto questo abbia a che fare con la fame. Non mi soffermerò sugli aspetti poco salutari di tale comportamento (ovvi ed evidenti) ma sulle sue caratteristiche. Spesso, in questi casi, non diciamo “avevo fame” ma “non lo faccio per fame ma per gola”. Solo al pensiero di ciò che ci piace le papille gustative vanno in visibilio, la salivazione aumenta ed il pensiero si focalizza solo sul cibo desiderato fino a quando non cediamo e plachiamo l’irruenza di questo sentire. Questo viene definito “peccato di gola” ed è ben diverso da un episodio di Binge, infatti, NON HA NESSUN IMPATTO SULLA VITA DELLA PERSONA ED E’ UN EPISODIO OCCASIONALE.
Il Binge Eating Disorder (o Disturbo da alimentazione incontrollata) ha, al contrario, delle caratteristiche ben specifiche:
– La sensazione di perdita di controllo
– La quantità del cibo assunto è oggettivamente eccessivo
Le abbuffate sono la caratteristica principale del disturbo IN ASSENZA DI MECCANISMI DI CONTROLLO DEL PESO (vomito autoindotto, uso di lassativi/diuretici, eccesso di attività fisica, diete restrittive), la tendenza generale è quella di eccedere nell’assunzione di cibo con presenza più o meno marcata delle abbuffate. Possono anche esserci dei lunghi periodi di remissione delle abbuffate. Le persone con alimentazione incontrollata son solitamente in sovrappeso se non francamente obese.
Vediamo ora come avviene un’abbuffata.
CARATTERISTICHE:
All’inizio, le sensazioni che accompagnano l’abbuffata, sono generalmente piacevoli; si trasformano però, dopo poco, in disgusto ed incapacità di fermarsi. L’ingerimento di cibo è solitamente rapido, viene masticato poco e si può ricorrere ad elevate quantità di acqua per aiutare il cibo a scendere e a sentirsi pieni. Le abbuffate possono essere accompagnate da una forte agitazione anche motoria. Nei casi più estremi, il desiderio verso il cibo (Craving) può spingere le persone anche a rubare con conseguenti sentimenti di vergogna e disgusto verso di sé. A volte può essere presente una sensazione di trance durante l’abbuffata, come se il comportamento fosse automatico, non volontario, oppure, la persona può cercare mezzi di distrazione per non pensare a ciò che sta facendo. La segretezza è un’ulteriore caratteristica, come nella descrizione iniziale del caso di M. Infine, la sensazione di perdita di controllo, che può apparire in qualunque momento dell’abbuffata, è uno degli elementi chiave per porre una corretta diagnosi.
Riferendomi alla categorizzazione proposta da Fairburn le tipologie di abbuffate sono tre:
- Abbuffata vera e propria, il quantitativo di cibo che viene ingerito è oggettivamente elevato, la persona si ferma solo quando non riesce più ad assumere altro. Le sensazioni iniziali di piacere sono poi seguite, al termine dell’abbuffata, da quelle di panico e colpa.
- Semi abbuffata, si verifica solitamente a tarda notte, il cibo viene ingerito frettolosamente senza né particolare piacere né ansia. Il controllo viene mantenuto, la persona può interrompere l’abbuffata.
- Abbuffata a rallentatore, l’abbuffata viene pianificata, è caratterizzata da una sensazione iniziale di rilassamento e di piacere. I cibi vengono solitamente preparati e sono quelli che generalmente la persona non si concede. Interrompere l’abbuffata è difficile anche nel momento in cui emergono sentimenti di colpa per ciò che si sta facendo.
Le abbuffate alimentari possono essere presenti in tutti i quadri di disturbo alimentare quindi, sia nell’anoressia e bulimia nervosa che nel binge eating. Nell’anoressia nervosa le abbuffate vengono definite soggettive in quanto il cibo ingerito è eccessivo dal loro punto di vista ma non oggettivamente condiviso, la loro percezione è difatti influenzata dal terrore di ingrassare. Nella bulimia nervosa le abbuffate sono seguite da meccanismi di controllo del peso (vomito, lassativi, diete estreme). Infine nel disturbo da binge le abbuffate sono la caratteristica principale e non sono presenti meccanismi di controllo del peso.
Nella mia esperienza gli aspetti psicologici che più ricorrono nelle persone che hanno questo tipo di vulnerabilità riguardano un eccessivo perfezionismo che le porta a punirsi ogni qualvolta non si sentono all’altezza, nell’esprimere, nel dire o nel fare qualcosa, la difficoltà di accettare ciò che sono realmente per essere sempre qualcosa di più, la paura di manifestare ciò che sentono davvero ed allo stesso tempo la rabbia per non essere riuscite ad esprimerlo ed infine l’autosvalutazione di sé. Il ricorso al cibo diventa spesso sia un modo per appagare un determinato bisogno (che ha poco a che fare col cibo) sia per punirsi per non essere riuscite a soddisfarlo come davvero avrebbero voluto.
“Quando mi abbuffo finalmente sento di fare ciò che voglio io”;
“Se mangio anche soltanto una mentina penso che sono un fallimento e quindi mando tutti gli sforzi ed i buoni propositi all’aria”;
“Vorrei tanto arrabbiarmi e farmi portare rispetto ma non ci riesco e poi mi punisco per questo”.
Il lavoro fondamentale da fare è quello di aiutare queste persone a ritrovare una parte più morbida di loro stesse in quanto questo livello di rigidità diventa spesso estremamente distruttivo ed ancora più doloroso.
Accettare se stessi anche nei propri fallimenti, nelle proprie fragilità ed abbandonare un’ideale di perfezione è una grande sfida che sarà intervallata da momenti di successo ad altri di impotenza e sconforto. La psicoterapia è come la vita, una montagna russa, dove a volte si va in salita ed altre volte si ritorna giù ed il nostro ruolo è proprio quello di non perdere di vista i risultati raggiunti nei momenti di sconforto né di eccitarsi illusoriamente quando ci sono momenti di up ma accompagnando i nostri clienti (o pazienti) sia nel dolore che nella gioia. Facciamo il tifo per loro perché riescano a trovare una visione integrata di loro stessi sia nei fallimenti che nelle vittorie!
A cura della Dott.ssa Irene Agostini
BIBLIOGRAFIA
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G. Fairburn, 2014, “Vincere le abbuffate, come superare il disturbo da binge eating”, Consorzio Artigiano LVG, Azzate (Varese), per conto di Raffaello Cortina Editore.