L’Autorealizzazione ai tempi di Grey’s Anatomy: Cristina Yang

Siamo di nuovo qui a parlare di Grey’s Anatomy, penserete che sono impazzita o che ho sviluppato un’addiction per questa serie…ebbene si, ho deciso di fare outing, le vostre non sono solo insensate congetture, avete ragione voi: sono dipendente da questo medical drama.

Tra i miei personaggi preferiti, fermi un attimo non avrete pensato che siccome ne sono diventata dipendente io abbia idealizzato tutti ma proprio tutti i personaggi? Ecco non è così, solo alcuni sono riusciti a rapirmi il cuore, a farmi venire le extrasistole, a farmi desiderare di provare uno dei loro incredibili interventi e a farmi dubitare della professione che ho scelto. In effetti da quando seguo questa serie una parte di me vorrebbe aver studiato medicina ed essere diventata un chirurgo, per l’esattezza un cardiochirurgo come Cristina Yang ma non preoccupatevi questa fantasia delirante prima o poi sparirà, o almeno lo spero! Mi conosco abbastanza per potermi definire, ad oggi, una persona ambiziosa e vedere le incredibili capacità di questo giovane chirurgo mi ha lasciata incantata. Se nell’articolo precedente vi ho detto che un po’ tutti i personaggi di questa serie hanno un disturbo narcisistico di personalità mi sono dimenticata di specificare che lei è in vetta alla classifica. Fredda, razionale, poco empatica, terrorizzata dalle relazioni intime, con il pallino di essere sempre la prima della classe e disposta a tutto pur di fare carriera. Con il tempo la vediamo ammorbidirsi e fare dei passi in avanti, diventa la migliore amica di Meredith, riesce ad avere un paio di relazioni sentimentali degne di nota ed un matrimonio ma il lavoro alla fine per lei rimane sempre al primo posto. Cerca disperatamente di rinunciare alla sua vera natura provando ad assecondare i bisogni del suo primo quasi marito Preston Burke, suo mentore, che desidera avere una famiglia con lei.

Prima del matrimonio arriva a farsi togliere tutte le sopracciglia come volere della famiglia di lui e lasciando così che un’altra piccola parte di sé le venga tolta. Questo è quello che a volte ci accade nelle relazioni, soprattutto nella prima fase di innamoramento in cui il livello di dipendenza dei partner è più elevato, per altri invece è una vera e propria patologia relazionale, quella della dipendenza affettiva.

Ma torniamo a noi ed alla nostra amata serie tv, ecco cosa dirà Cristina di sé quando più avanti decide di aprirsi con il suo nuovo compagno e futuro marito Owen:

“Lui ha preso qualcosa da me. Mi ha portato via dei pezzetti di me. Un pezzetto alla volta. Pezzi così piccoli che non me ne sono neanche accorta. Voleva farmi essere qualcosa che non ero e mi sono trasformata in ciò che voleva. Un giorno ero io Christina Yang e all’improvviso ho mentito per lui e messo a rischio la mia carriera e ho acconsentito a sposarlo e a portare un anello e ad essere sua moglie. Finché non mi sono trovata là, con l’abito bianco, senza sopracciglia e Christina Yang non c’era più. E perfino allora lo avrei sposato, l’avrei fatto. Ho perso me stessa, per un periodo lunghissimo, e ora, che finalmente sono di nuovo me stessa, non posso. Io ti amo, ti amo più di quanto non amassi Burke, ti amo. E questo mi fa paura da morire, perché chiedendomi di ignorare la chiamata di Teddy ti sei preso un pezzo di me. E io te l’ho lasciato fare. E non deve mai più accadere.”

E così è andata, Cristina non ha mai più permesso a nessuno di portarla a rinunciare nuovamente a se stessa, con dolore e con fatica ha deciso più volte di seguire la sua strada. Una strada diversa da tutte le altre non fatta di vita coniugale e figli perché questa non è una vita fatta per tutti, non tutti sono pronti a diventare genitori e forse non lo saranno mai. Le vite delle persone sono fatte di priorità, di obiettivi e di scelte ed anche se a volte ci sembrano fuori dal comune, incomprensibili e bizzarre sono assolutamente soggettive e per questo non giudicabili da una semplice apparenza. Per Cristina la sua realizzazione professionale è la cosa più importante, la sua bussola interiore le dice di seguire questa strada contro tutto e tutti e come dice Rogers “Ogni organismo è animato da una tendenza intrinseca a sviluppare tutte le sue potenzialità e a svilupparle in modo da favorire la sua conservazione e il suo arricchimento” e credo che lei sia l’esempio di ciò che Rogers esprimeva negli anni ‘70 con il suo concetto di Tendenza all’attualizzante (o all’autorealizzazione).

BIBLIOGRAFIA
Rogers C. R., Kinget G. M. (1965), Psychothérapie et relations humaines Théorie et pratique de la thérapie non-directive, Editions Neuwelaerts, Louvain. Trad. It. (1970), Psicoterapia e relazioni umane Teoria e pratica della terapia non direttiva, Bollati Boringhieri, Torino.
A cura della Dott.ssa Irene Agostini